Skip to content

Uno nessuno centomila

Nella mia routine mattutina di guardare una o più Ted Talk mentre faccio colazione, ne ho appena guardata una molto interessante. Bonnie Bassier, biologa molecolare, in “How bacteria ‘talk’ “ ci aiuta a comprendere come funzionano questi esseri monocellulari in un viaggio per me affascinante. La cosa su cui mi voglio soffermare è la loro capacità di comportarsi diversamente a seconda che riconoscano di essere soli o in un numero sufficiente per entrare in azione. Un senso di comunità che mi fa pensare.

Un batterio da solo non è di pericolo a nessuno, perché per loro noi siamo giganti. Perché sferrino un attacco, nel caso di quelli virulenti, o perché si accendino, nel caso di quelli luminescenti, a un certo punto riconoscono che sono in un dato numero. 

Lascio a voi ascoltare i dettagli che la biologa spiega in modo così chiaro e intrigante. Io non ho potuto fare a meno di pensare alla situazione attuale, in cui chi può se ne sta a casa, ritrovando spazio e tempo di essere un nucleo individuale o ridotto, quello della propria famiglia, e guardando all’interazione con l’altro in modo nuovo. Ognuno di noi la vive a modo suo, c’è chi si ricarica stando da solo e chi stando in mezzo alla gente; io ho vissuto per anni a Milano dov’è difficile non avere qualcuno che invada, e quasi mai per tuo invito diretto, il tuo piccolo spazio. Miriadi di persone che corrono continuamente, che si affollano, che spingono per salire sulla metro, determinando il ritmo con cui cammini sul marciapiede perché ognuno ha la sua velocità indipendentemente dalla densità per metro quadrato, e immancabilmente uno ti si blocca davanti senza preavvisi, esce dal portone senza guardare, schiacciandoti tra uno zaino e l’altro perché è troppo difficile toglierselo dalle spalle quando la metro é piena e a volte, per te che sei un folletto in mezzo ai giganti, sembra che manchi l’ossigeno. 

Adesso che vivo una realtà più tranquilla, dove quello che definiscono traffico qui è una passeggiata in solitaria a Milano, dove si prende la macchina per spostarsi invece della metro, dove se incontro il vicino devo mettere in conto che parleremo per 10 minuti invece di essere bellamente ignorato e sbolognato in 3 nanosecondi, si recupera un senso del contatto umano che ha senso definire umano.

Forse come me, che uscendo dalla città ho recuperato la voglia e il piacere della compagnia senza esserne sopraffatta e drenata, così, forse, questo stare a casa nel tentativo di contenere questo virus ci sta aiutando a recuperare un po’ di più il senso delle cose. Chi è forzato a lavorare – ne ho sentite di cotte e di crude -, al di là di chi sta aiutando in prima linea c’è anche chi continua a girare per lavoro perché il capo non vuole perdere soldi, esponendo i propri dipendenti a situazioni di continuo rischio oltre a tutti quelli con cui questi vengono a contatto (ricaricatori di macchinette in azienda per citarne una dal clan con cui gioco). Il senso di mancata protezione e considerazione quando la persona e il suo valore viene meno ha un effetto devastante sulla persona.

Dall’atro abbiamo chi si mette e a suonare dal balcone per i vicini, che si mettono a cantare a ruota. L’iniziativa di uno attiva quella di altri, che da soli non trovano necessariamente le risorse per dare vita a qualcosa, nè per se stessi nè per la comunità. Io sono di quelli che si ricaricano stando da soli, specialmente perdendomi in qualche atto creativo che mi fa perdere completamente il senso del tempo e lascia fuori automaticamente ogni problema. E infatti ne ho approfittato per sistemare il garage creando uno spazio libero per dare sfogo alle mie idee. Amo anche stare con gli amici, in un sano equilibrio di tempi e spazi, perché mi rendo conto anche che la gioia é vera e completa quando condivisa (come ci comunica bene Into the wild – Nelle terre selvagge, se non l’avete letto o visto). Che é un po’ la voglia che mi ha spinto a creare questo blog, sperando di riuscire a suscitare un po’ di curiosità e voglia di scambiare pensieri e ricchezza personale, anche su piccoli temi.

Mi piacerebbe che questo spazio virtuale diventasse un’opportunità, che permetta di attivare e stimolare effetti a catena, che sia nel solo approvare o esprimere la propria o, quando riuscirò a dare vita a tutte le idee che ho e che vengono continuamente, trovando espressione su questo sito un po’ alla volta, che possa provocare altre idee e spunti e un approccio alle cose che contribuisca alla propria crescita e a quella collettiva.

Comments (2)

  1. Wow :O Intanto qualcosa l’hai ottenuto: hai suggerito una lettura e io, per una volta, seguirò un consiglio di lettura! Già, perché è talmente fuori dagli schemi cui sono abituato (romanzi storici o Stephen King, qualsiasi cosa lui scriva, perché anche l’elenco del telefono scritto da lui avrebbe un’anima) che “Nelle terre estreme” non può che riservarmi sorprese 🙂
    Quanto al resto, non so dirti: io che ho sempre vissuto lontano dal centro, sia fisicamente che umanamente, quando mi ci trovo lo vivo in modo piacevole, ma quando ne sono lontano non ne sento certo la mancanza.
    L’isolamento forzato, secondo me, tirerà fuori in ciascuno di noi quanto dipendiamo dal sentirci parte di un gruppo. E’ come il discorso dei batteri che citi tu, ma al contrario: loro hanno bisogno dell’unione per fare la forza (sono forse fan dei Tre Moschettieri di Dumas, quelli del “tutti per uno, uno per tutti”?), noi attraverso la disunione abbiamo la possibilità di misurare quanto dipendiamo dal gruppo.
    Intanto, comunque, noi tutti stiamo a casa e tu scrivi! che abbiamo bisogno di leggere 🙂

    1. Carissimo Marco (che nome interessante! 🤔), il tuo incoraggiamento “made my day” (concedimelo in inglese, perché ha veramente rallegrato la mia giornata, ma l’inglese ingloba molto di più) e mi incoraggia a continuare a esprimere ad alta voce pensieri che sono spesso solo miei e quindi mi chiedo sempre come verrebbero percepiti fuori. Quindi grazie di cuore!

      Non ho ripetuto a casao incoraggiamento-incoraggia, perché si auto rafforzano e confermano, mentre trovo super affascinante il potere dei contrari, che tu citi dalla disunione alla voglia di gruppo, una sorta di unione (non approfondiamo qui la cosa). Gli opposti si alimentano a vicenda, convivono in un’eterno gioco di conflitto e armonia (opposti anche questi?) e io ci faccio i conti continuamente.
      Insomma, mi susciti molti spunti e riflessioni che non possono trovare tutto lo spazio che meritano, ma come piccole palline dalla cime di un monte, rotolando crescono e quindi grazie per annaffiare un giardino che si arricchisce sempre più!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su