Delirio natalizio, delirio da guerra, delirio per troppe armi sequestrate, delirio da trasloco, delirio a…

Nessuno osi. Nessuno osa.
È tempo di crisantemi. E io li adoro. Quelli tondi, a pallina.
Me li sono comprati, non per metterli sulla tomba di nessuno, ma per farmi un regalo che nessuno osa farmi.
I crisantemi ci sono in questo periodo.
In questo periodo si celebra il giorno dei morti.
I crisantemi vengono associati ai morti.
Che fregatura.
L’ho condiviso a mia mamma che vorrei che mi fossero regalati e la sua inevitabile risposta è stata “non lo farà mai nessuno”. E io lo so. Ma spero e attendo che qualcuno abbia il coraggio di farlo lo stesso.
Lo capisco. Nessuno vuole offendermi o far arrivare un messaggio non voluto.
L’associazione di questi fiori è così forte che rompere una regola sociale, nata per convenzione, per concomitanza di eventi, anche questi scelti per convenzione, hanno una forza tale che nessuno osa.
Grazie ad un libro che sto leggendo, con molta calma (e tanti neuroni), è da un po’ che mi frulla in testa questa forza data da dinamiche comunitarie. E ci sto ancora meditando, poiché mi piacerebbe davvero che qualcuno me li regalasse questi fiori, forse proprio per il significato che essi hanno per me e non per la società, al di là del timore per la reputazione e le maldicenze che un tale gesto imporrebbe, rendendolo un atto che forse sarebbe fatto di nascosto, ma che ha più la probabilità di restare semplicemente incompiuto.
Mi sono resa conto, tuttavia, che mi basterebbe andare all’estero. Leggendo qua e là – senza andare troppo ad appurare la veridicità di quanto offerto – posso dire con leggerezza che se fossi una mamma in Australia avrei la possibilità che mi venissero regalati per la mia festa e senza dubbi sul significato allegato. Tuttavia in Italia sto.
Alla luce di questa forza creata da una convenzione tutta italiana, la domanda che mi viene è:
ci sono altri limiti che a volte mi impongo, legami che sembrano infrangibili?
Sono anch’essi convenzioni? Chi li impone? Sono io, la società, l’ambiente che mi sta intorno?
Da dove viene la loro forza?
Io e mio marito abbiamo deciso di cambiare luogo di vita. Andiamo su un’isola, più vicini al mare, più lontani dal continente.
Le reazioni sono molto variegate. Dai vari commenti che ci arrivano mi accorgo che ognuno applica il proprio contesto personale, la propria percezione sociale, il proprio modo di intendere ciò che ha senso secondo parametri che mi rendo sempre più conto essere tutt’altro che universali. Rarissimamente ci viene chiesto cosa porti noi a sceglierlo, per contestualizzarlo al nostro mondo e non soltanto al loro. Mi sono dunque resa conto anche di un’altra cosa, che non devo convincere nessuno delle mie scelte. Devo essere io convinta, sono io che mi alzo la mattina, mi guardo allo specchio e decido se quello che vedo mi piace o lo voglio cambiare. Sono io che vado al supermercato e mi compro i crisantemi, non perché sono morta, ma perché per me è celebrazione di perfezione e bellezza. Sono io che mi alzerò e invece del freddo grigio di un inverno che arriva sempre troppo presto qui dove sono mi riempirò gli occhi dei colori del tramonto e le orecchie del suono delle onde. Sono io che fra qualche mese mi lamenterò del troppo caldo (mah, lo dico pourparler) e mi adatterò a nuove norme sociali che accolgono le infradito al ristorante e le incoraggiano.
E se vorrò fare surf con la cravatta lo farò?
Qualcuno lo chiamerà stupido, qualcuno lo chiamerà moda.
E se sei nella moda camminerai a testa alta e fiera del nuovo trend, se sei uno squalo mi guarderai con occhi perplessi. E la cravatta ti si incastrerà tra i denti. Se sei un fumettista ci farai una vignetta e l’assurdità di questa immagine diventerà accettabile. Persino divertente.
Il contesto, le norme, specie quelle non scritte, esercitano forze a volte invisibili, ma incredibilmente forti.
Se riconosci che delle forze ti attraggono, sapresti dire intorno a quale centro gravitazionale giri?
Un altro modo per chiederlo potrebbe essere, “da cosa ti fai influenzare?”
E soprattutto, è un centro che gradisci e che hai scelto tu? O hai qualche buco nero che non hai ancora visto e che esercita la sua attrazione su di te?
Questi crisantemi mi ricordano che nessuno di noi vive senza gravità.
E mi ricordano anche che possiamo uscire da un sistema che non ci aggrada, non senza un’azione di portata sufficiente per contrastare la forza applicata (percepita o effettiva? Lasciamo questa finezza ad un altro post). Usciamo da un centro e ci facciamo attrarre da un altro, e il ciclo continua, e noi saremo sempre più consapevoli e arricchiti. E forse attenti.
Oppure continuiamo a girare e non ce ne frega niente.
E mi porterete i crisantemi sulla tomba.
Quando non potrò più dirvi “grazie”.
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