L’altro giorno sulla strada sterrata verso casa ho notato una pallina rotolare. Due stercorari se…

Andare alla radice del problema – parte 5 [Mettersi in ascolto]
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Step 5: godetevelo e mettetevi in ascolto
Uno dei motivi per cui amo questa attività di estirpare erbacce è il fatto che mi permette di pensare. È tempo senza tempo. Il contatto con la terra è benefico di per sé, è un modo assolutamente naturale di stare bene. La concentrazione che ci metti ti permette di selezionare i rumori che si accavallano nella tua testa, le mille cose da fare, le bollette da pagare, i soldi che non bastano, le vacanze che non puoi fare, la visita da prenotare, cosa fare da mangiare… fuori tutto. Ed è lì che magari ti accorgi di altri “rumori”, quelli del tuo essere e quelli del microcosmo che è in fermento intorno a te, indaffarato nelle sue faccende fregandosene di te. All’improvviso ti accorgi che c’è molto di più di quello che passeggiando velocemente sembra esserci.
E impari a conoscerlo.
File chilometriche di formiche ordinate e iperattive, che in piena estate raccolgono briciole e pezzetti di ogni sorta. Lumachine che piano piano si spostano, difficile dire dove vadano. Api del rosa e api del blu, alla ricerca del proprio colore preferito. Scavando trovi anche vermetti arricciati che, disturbati dal loro sonno, vanno a cercarsi un altro angolino per continuare la pennichella. E poi cominci a distinguere una famiglia di formiche dall’altra, riconosci i territori, le modalità, le velocità diverse e puoi dire dove abiti una e dove abiti l’altra.
Accorgersi di quello che sta intorno apre gli occhi su realtà che sfuggono, in te e intorno a te, piene di dettagli e di persone altrettanto prese dalle loro cose. E che differenza fa tutto ciò? Più o meno consapevolmente ti connetti, con te stessa e con quello che ti circonda e ti accorgi che ne sei parte integrante, tu dell’ambiente e l’ambiente di te e si crea una dinamica di convivenza che interagisce con te e influenza anche le più piccole decisioni.
Ci sono rumori che poi diventano suoni, non solo perché li riconosci, ma perché impari ad apprezzarli. E quel che succede è che ti metti in ascolto. E chiunque sia stato in silenzio in mezzo alla natura, di qualunque genere, si è accorto che quel silenzio è tutt’altro che silenzioso.
Tempo fa ho guardato una Ted Talk molto interessante al riguardo, “Cosa il silenzio può insegnare riguardo al suono” (originale “What silence can teach about sound“) dove Dallas Taylor, conduttore del podcast “Twenty Thousand Hertz”, parla di una composizione musicale altamente dibattuta del compositore John Cage e del suo pezzo iconico 4’33”.
Parlando di questo pezzo traduco la parte che mi ha colpito di più:
“Creare un ambiente senza distrazioni non significava creare silenzio. Non si trattava nemmeno di tenere sotto controllo i rumori. Si trattava dei suoni che erano già presenti, ma che improvvisamente vengono ascoltati per la prima volta, perché pronti davvero ad ascoltarli”.
Ecco cosa significa per me estirpare erbacce: mettersi in una posizione di ascolto per filtrare i rumori e cogliere cosa ci sia davvero sotto, cosa il proprio essere vuole dire e ha bisogno di esprimere.
Dunque, buon ascolto.
Per oggi finisce qui, ma non finisce qui.
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