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Andare alla radice del problema – parte 4 [Usare strumenti utili]

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Step 4: usare strumenti utili

Stiamo parlando di come riuscire a rimuovere le radici delle piante che rubano spazio e nutrienti a quelle che vogliono crescere e abbiamo capito che bisogna riconoscere cosa estirpare e che bisogna cominciare a scavare. Può sembrarvi una banalità, ma ho capito innanzitutto che servono entrambe le mani. Con una mano a estirpare e l’altra a cucinare, non vai da nessuna parte. Ovvio che non funziona. Meno ovvio è accettare che sia un lavoro che richiede tutto di te. Con una mano mi sono trovata a scavare, con l’altra a tirare la radice per vedere se viene via, portandosi appresso tutto quanto, senza strappi. ATTENZIONE: se tiri troppo in modo che si strappa significa che hai rimosso solo la parte più facile, non la più importante. In men che non si dica la radice ricresce e tra qualche giorno rispunta il tuo ospite indesiderato. Dunque, tirando con la giusta dose, capisci se devi continuare a scavare e quanto, fintanto che la radice viene via facilmente e morbidamente. Quando la vedi nella sua interezza sai che non devi scavare oltre.

Credo che il modo più veloce per strappare le radici della nostra vita sia la velocità con cui ci mettiamo una pietra sopra o decidiamo di ignorare. Ci accorgiamo che qualcosa ci da fastidio, per esempio, ma, invece di dare peso a quello che sentiamo, magari incapaci, come me a volte, di dare sempre un nome a quello che sentiamo, continuamo a fare quello che stiamo facendo (incluso far da mangiare, correre per riuscire a fare duemila cose, urlare al marito che non ti ha capito, rispondere al telefono che suona…); mentre dovremmo forse fermarci un attimo e prendere quel tempo che basta per dare l’attenzione che serve, per riconoscere che è spuntata una piantina che non vorremmo, chiamare per nome quello che è vago e decidere quindi cosa farne e poi farlo.

Estirpando erbacce sotto il sole cocente ho anche notato che se il terreno è umido è più facile smuoverlo e quindi diventa più facile anche scavare dove serve e, dunque, estirpare tutta la radice. Risolvere la propria rabbia quando siamo occupati a incendiare l’intero vicinato con fulmini e saette, potrebbe non essere il momento ideale per farlo. Attendere di esserci sbolliti ci rende più aperti a considerare le faccende delicate del nostro essere con presenza mentale ed emotiva più prone, aperte ed efficaci.

Quando ci siamo occupati dell’orto di dove lavoravamo l’estate di qualche anno fa, c’erano zone che sembravano impossibili da ripulire: troppe erbacce tutte insieme! Ecco cosa succede quando trascuriamo quel che succede nel proprio giardino! La mia salvezza è stata mio marito, che è arrivato con la zappa e ha smosso il terreno, facilitando la rimozione. Non so quanto tempo avrei impiegato altrimenti (e ne ho passato comunque tanto!), non so se avrei avuto la forza e non so se avrei avuto la persistenza per insistere fino a riuscirci. Quindi ben venga quando le mani raddoppiano e arriva una dose extra di forza che non sapevo proprio dove recuperare.

Ordunque, di cosa hanno bisogno i vostri terreni incalliti?
Una bella rimboccata di maniche, una bella zappata, 2 mani extra, un po’ di acqua per ammorbidire il terreno? Qualunque cosa riteniate utile afferratela a piene mani.

Siamo tutti giardini diversi, quello che funziona per me non è detto che funzioni per te. Se vi serve una voce esterna che vi guidi nei vostri pensieri, prendetevi un coach, se vi serve tempo da soli per lasciare i rumori fuori, prendetevi lo spazio che serve, se vi serve un po’ di incoraggiamento per aumentare la vostra autostima chiedetelo ai vostri amici.

A ogni pianta serve la sua attenzione e i suoi strumenti. Adattarsi e comprenderli renderanno il vostro lavoro più efficace e soddisfacente.

Per oggi finisce qui, ma non finisce qui.

» Continua “Andare alla radice del problema – parte 5 [Mettersi in ascolto]”

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